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18/11/06

CUT YOUR HAIR (COME ERAVAMO)

1994. Vittima di un taglio sbagliato, che mi costa il primo amore e dieci anni di fedeltà allo stesso parrucchiere, arrivo a Roma. La drammatica storia dei capelli Oscar-François-de-Jarjais marroni, opachi, informi, apparruccati sopra sopracciglia pelose a salsiccia, non lascia grandi speranze.

1995. La mondanità direi clausurale della vita universitaria che conduco mi avvicina (non senza una certa dignitosa integrità) ad una pecora sarda. Ricorro alla prima tinta, dopo incresciosi henné, un marrone bruciato che la parrucchiera abile mi vende come il non plus ultra del trés chic.

1996. Il primo fidanzato duraturo impone, a modello ossigenato materno, l'assunzione obbligatoria di poderose dosi di Camomilla Dr. Schulz.
I capelli di Barbie, a confronto, sono morbidi e setosi.

1997. Assestamento del biondo. I fidanzati gelosi si depositano in discarica. Anni di dorature, variazioni tra il rosso-dorato e il dorato-dorato, finto boccolo audace, ore e ore di inventaricci di Garnier. A Natale, scelgo i capelli di Rei di Evangelion- scelgo il cortissimo. Sono giovane, bionda, carina e mechata, conosco ad un Cartoon Party un tipo con tanti superlativi, che dischiude un universo di comitive infinite, sabato al booling, fantacalcio, metal d'accatto.

1998. Gianluca si dà. Alla tragedia, mi presento con i capelli corti color bergamotto, 44 chili e il primo esame (latino) saltato. Poi vario, colleziono relationship, faccio esistenzialismo d'accatto, esco tutte le sere, faccio tremila altre cose, sono ipercinetica, dormo quattro ore a notte. I capelli crescono. Poco.
Al mare, in Cilento, cambio il corso del mio futuro.

(Spazio) 1999. Primo anno di solido fidanzamento. Radicamento alla doratura, lunghezza spalle. Inizio a cantare in un gruppo (Ah, I Barabba's..), conosco gente nuova (eh, gli amici de Barabba), la lira s'impenna.

2000. Cambia il secolo e io meno. Il boccolo morbido e giallino sottolinea la laurea ed il primo lavoro vero. Passo cintura marrone di judo, vedo i Dream Theatre dal vivo, stabilizzata dalla gioie relazionali. Tra piccoli incidenti, stampelle, e collari. Inizio a lavorare per una rivista di cinema.
Sempre bionda, sempre boccolosa.

2001. Il rosso vince. Cambio colore e vado a concerti metal, porto t-shirt girlie dei Dark Tranquillity, lavoro, vado a ballare new wave, dark & rock al Qube, bevo, vivo, mi drogo. Poi finisce pure quello, il mio migliore amico se ne va in Turchia. Al Festival di Venezia, in sala stampa, conosco Kasper.
Perdo il lavoro, mi scindo dalla dolce metà, taglio i capelli (ormai castani) all'ultima vogue. Frangetta lunga, sfilata, asimmetrica.

2002. Febbraio in Danimarca. Il taglio cresce, mentre io regredisco.
Mi deprimo, intanto piove. Dalla Turchia arriva il mio migliore amico, ma continuo a deprimermi lo stesso. Poi cambia tutto, ma stavolta pure io. Rientro in patria, libero i capelli da vincoli formali, trovo lavoro in un festival di cinema asiatico.

2003. Tengo, al solito, il piede in quattro scarpe. Poi lascio l'Asia e passo a Cineuropa. Sembro una bambola, castana, curata, femminile. Capello, d'obbligo, lungo: potenzialmente lunghissimo.

2004. I grandi amori si soprendono con Imodium. Sono castana, capelli lunghi. Femminile, senza lavoro, protettiva, senza lavoro, innamorata, senza lavoro, devota. Trovo il lavoro, perdo l'amore e pure la casa.
Ma vaffanculo.

2005. Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore. Vario il castano: liscia, gassata, ferrarelle. E a settembre, taglio. Caschetto con minifrangia. Tutto molto corto. E cambia anche l'abbigliamento.
Ah, esborsi felici in nome di una causa.

2006. Morfologie peripatetiche. Che sia frangia, frangione o frangetta, caschetto, sfilzato o a maschietto, il corto batte cassa. Colleziono affair, faccio esistenzialismo d'accatto, lavoro fino alle 9 di sera, faccio tremila altre cose, sono ipercinetica, dormo quattro ore a notte.

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In tutto questo, sono tornata indietro di otto anni.
E ho i capelli a caschetto, sfilati, corti.


Minchia, otto anni.

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